All’inizio di questa settimana, Netanyahu ha convocato una speciale riunione sui preparativi di sicurezza da mettere in campo nel momento in cui il presidente Donald Trump annuncerà lo spostamento dell’ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme. Uno strappo nei confronti di tutta la comunità internazionale che riconosce la parte Est della Città Santa come futura capitale dello stato di Palestina. Una mossa che minaccia di riaccendere tensioni e violenze da parte degli arabi, e forse non solo in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Erano presenti il ministro della Difesa, quello degli Interni, il capo della polizia, dei servizi segreti interni. Stando a quanto trapelato, Netanyahu nel corso della riunione ha detto che Israele non ha notizie certe su quando Trump annuncerà il trasferimento dell’ambasciata, che potrebbe avvenire in qualunque momento dopo l’insediamento e che bisogna quindi tenersi pronti.
L’esercito, la polizia e lo Shin Bet, la sicurezza interna, non hanno informazioni specifiche su possibili attacchi, ma hanno presentato al premier Netanyahu e ai suoi ministri diversi scenari di violenza nel momento in cui Trump darà l’annuncio, che sarà “molto, molto presto” secondo i suoi più stretti collaboratori. Fra l’altro a Gerusalemme il Consolato americano ha recentemente acquistato una vasta area (non distante dagli attuali uffici consolari nel quartiere di Arnona) che i ben informati dicono sia destinata alla costruzione della nuova ambasciata nella Città Santa.
Due settimane fa, l’Anp ha lanciato una campagna mediatica contro lo spostamento dell’ambasciata da Tel Aviv. Il presidente Abu Mazen ha detto verranno utilizzati i canali diplomatici e legali perché avrebbe un effetto devastante sul processo di pace, ma è chiaro che l’Anp e il suo presidente non sono in grado di controllare la piazza palestinese che contesta apertamente questa leadership al minimo della sua credibilità.
Anche diversi Paesi arabi stanno lavorando contro questo trasferimento. In questi giorni diversi ambasciatori mediorientali a Washington si sono incontrati con i consiglieri di Trump avvertendoli delle conseguenze. Il ministro giordano Mohammed al-Momani ha detto che lo spostamento dell’ambasciata a Gerusalemme sarebbe l’attraversamento di una linea rossa e avrebbe “conseguenze catastrofiche non solo in Cisgiordania e forse anche in Israele per sé, ma in tutta la regione e un profondo impatto sulla disponibilità di Giordania ed Egitto, che non si sentirebbero più impegnati e solidali con Israele come lo sono oggi”.