A volte il destino di un singolo individuo riflette la complessità di un’intera società e catturare in maniera spasmodica l’attenzione dell’opinione pubblica. Il caso del soldato israeliano Elor Azaria è un esempio perfetto. Dopo mesi di prove e audizioni di testimoni, il tribunale militare di Jaffa stamane lo ha ritenuto colpevole di omicidio colposo. Azaria lo scorso marzo a Hebron uccise un palestinese gravemente ferito a terra, subito dopo un attacco al coltello di due palestinesi contro un posto di blocco. Il primo assalitore venne ucciso sul colpo, l’altro giaceva a terra ferito e in condizioni di non nuocere. Il 19enne sottufficiale delle IDF si avvicinò, armò il suo fucile e sparò un colpo alla testa del palestinese ferito a terra.
L’intera drammatica sequenza venne filmata da un gruppo di volontari pacifisti israeliani dell’ONG B’tselem (http://www.btselem.org/firearms 20160324_soldier_executes_palestinian_attacker_in_hebron)

e messa in rete.
Un atto d’accusa netto e chiaro ma la decisione dei giudici era attesa perché il caso ha preso in questi mesi una svolta politica e simbolica eccezionale. Perché non è semplicemente il caso di un giovane e inesperto soldato che ha agito in stato “confusionale” come ha sostenuto la sua difesa. Il processo è diventato il simbolo della lotta tra la destra e la sinistra, l’esercito e i coloni, il capo di stato maggiore e il ministro della Difesa Moshe Yaalon (lui stesso ex generale ed capo di stato maggiore) che si è dimesso da un lato, e il primo ministro Benjamin Netanyahu e alcuni membri del gabinetto dall’altro che al caso hanno dato una lettura politica, nel principio che il terrorista o presunto tale è meglio morto che vivo.
Il capo delle IDF Gadi Eisenkot ha criticato gli sforzi per raffigurare Elor Azaria, come un “ragazzino confuso”, dicendo che un tale approccio sminuisce l’esercito. Le IDF si fanno vanto di avere uno dei maggior standard etici delle Forze armate nel mondo. Noi, ha spiegato Eisenkot, “chiediamo che i nostri soldati seguano i valori delle IDF: per difendere il paese con fedeltà e amore, trattare le persone con rispetto e a perseverare nella missione. Questi non sono solo slogan, ma i nostri valori per preservare la forza e la giustezza delle IDF”.
Stamattina il giudice, il colonnello Maya Heller, ha respinto sistematicamente tutti i punti di difesa di Azaria. La presidente del collegio giudicante ha ritenuto che il palestinese già ferito è stato ucciso “inutilmente” e Azaria è stato ritenuto colpevole di omicidio colposo. La sentenza definitiva sarà pronunciata dalla stessa Corte militare di Jaffa entro quattro settimane e potrebbe condannare il giovane militare di leva a venti anni di carcere. Adesso, se come dice il ministro Naftali Bennett “Azaria non deve fare un solo giorno di prigione”, resta solo la grazia presidenziale. Il problema approderà dunque presto sulla scrivania del presidente Reuven Rivlin, un rispettato avvocato della destra liberista e garantista. Ma sono in molti adesso a chiedersi se saprà resistere alle pressioni del premier Benjamin Netanyahu.